Tano Santoro La forza del segno

L’opera di Tano Santoro si è caratterizzata fin dall’inizio per le sue scelte precise e rigorose. Com’è accaduto in diversi artisti contemporanei (alcuni grandissimi) senza citare i grandi maestri del passato, l’artista ha sviluppato dall’inizio due esperienze parallele; la pittura e l’incisione nelle quali i due linguaggi si trasmettono a vicenda i loro segnali come pura ed assoluta esigenza espressiva.
Su queste due linee Santoro ha sviluppato con rara coerenza il suo lavoro come un territorio da esplorare. Non a caso nella sua pittura l’elemento strutturale è il segno, sia nei quadri, dove il colore conserva una forza mediterranea, sia in quelli dove tutto è affidato ai valori del bianco e nero.
Il pittore parte sempre da qualcosa di reale e riconoscibile come archetipo dell’immagine. Questo “qualcosa” nasce in un punto dello spazio come un incidente, ma è l’inizio per esplorare lo spazio attraverso un sistema di segni dinamici, a volte, come una fitta scrittura, a volte, scarni ed essenziali, a volte cancellati, perché possano prendere una direzione diversa ed imprevista. In alcune tele la luce invade la quasi totalità dello spazio, come un flash che vuole estinguere il colore  e, il racconto, è affidato a rapporti estremi e rischiosi, ma la sapienza del pittore riesce a rendere evidenti e funzionali nella organicità del tutto.
Santoro porta dentro di sé e della sua Sicilia, una radice del pensiero greco che ha fatto dell’equilibrio la regola somma; regola che non teme di affrontare i rischi e l’avventura di una ricerca febbrile perseguita con forte passione.

Milano 2010
Alberto Venditti