Critica
Rossana Bossaglia
febbraio 1990
Fedele a un’idea della pittura come luogo di rappresentazione ed evocazione, dove i connotati naturalistici invitano a una lettura metaforica, come se l’occhio del pittore ne svelasse i sensi altri, Venditti continua con severa riservatezza un discorso pittorico che allaccia la cultura neofigurativa dei suoi esordi alle attuali formule postmoderne, senza nulla concedere alla superficialità delle mode. Libere rivisitazioni di quadri celebri – o di celebri impaginazioni delle scene ed invenzioni immaginative, dalla folgore giorgionesca alle acque monettiane – si accompagnano a più specifiche riprese dal vero per sottolineare il senso simbolico di ciascuna di queste scene, chiuse in un loro arcano, assorto, malinconico silenzio. Come se la vita passasse sotto i nostri occhi remota, spettacolo mirabile di cui ignoriamo la ragione. Ad accrescere il senso di distacco fra l’azione e noi, le immagini sono quasi sempre presentate in ripido taglio, da un punto di vista rialzato, che tuttavia non ci consente, come nella pittura fiamminga, di penetrare nella vicenda, ma mette in evidenza ai nostri occhi l’acuta bellezza delle cose, canestri di frutta, fasci di fiori, rami di foglie con dolci colori autunnali, su cui appena aleggia un senso di incipiente declino, l’incombente appassire; da questa solitudine qualcuno dei personaggi guarda verso di noi – le bambine, l’innocente e ingrugnato bulldog. Nell’ultimo bellissimo dittico (Nel parco), appena terminato dall’artista, ai personaggi immersi in una meditazione quasi rituale fa riscontro la paziente tristezza del cane, cui trema negli occhi l’attesa del dolore; neppur lui accenna più a muoversi verso il riguardante. Una tavolozza insieme forte e liquida, satura di colori e umbratile, accentua nell’opera di Venditti, attraverso la padronanza del mezzo pittorico, la suggestiva ricchezza e intensità di significati.
Rossana Bossaglia (Belluno, 1925 – Varzi (PV), 2013) si è laureata in Storia dell’arte medioevale all’Università degli Studi di Pavia, con una tesi sull’architettura gotica piemontese sotto la guida di Wart Arslan, oltre ad aver ottenuto il diploma d’attrice dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano.
È stata professoressa ordinaria di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Pavia, dopo avere insegnato Storia della critica d’arte all’Università degli Studi di Genova.
I suoi primi saggi si sono orientati verso l’arte medievale, per poi convergere verso gli studi dedicati al Settecento lombardo, resi noti attraverso numerosi contributi e la straordinaria mostra del 1991, organizzata nelle sale di Palazzo Reale a Milano in collaborazione con Valerio Terraroli.
A partire dagli anni sessanta, il campo di ricerca privilegiato è stato il Liberty, con una particolare attenzione per le arti decorative e l’architettura, pubblicando testi fondamentali come la prima monografia italiana dedicata all’argomento (Il Liberty in Italia, 1968) e curando convegni (tra cui quello sulle Città termali del 1981) e mostre in Italia e all’estero. A titolo esemplificativo, si ricorda la mostra allestita nel 1972 presso La Permanente di Milano, alla quale hanno fatto seguito le esposizioni alla Galleria d’arte moderna di Bologna, nel 1977, e alla Villa Malpensata di Lugano, nel 1981. Ha curato anche alcune mostre monografiche, tra le quali quelle dedicate al bronzetto liberty (Padova, 1982), a Raimondo D’Aronco (Udine, 1982) e a Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 1984).
Parallelamente, ha condotto indagini innovative e approfondite sul Déco internazionale e sul Novecento Italiano, nonché affondi su problemi relativi all’evoluzione del gusto e dello stile tra Ottocento e Novecento, sull’Eclettismo e sull’arte neogotica, sulla diffusione dell’Orientalismo e sulla scultura cimiteriale.
Dagli anni Sessanta, si è occupa d’arte contemporanea come critico e come ordinatrice di mostre e manifestazioni. Dal 1974, è stata collaboratrice del “Corriere della sera”.
Ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui il “Premio Nuova Antologia” e il “Premio Imola”.